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al testo di Ivan Pozzoni
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Poesie, battute a sangue su vecchie tastiere ammaccate, attaccate a catene, infibulate nelle odiose notti d’odiosi inverni senza camini in cui bruciare cartellini rossi rimborsi aziendali assorbenti in rottura di stock.
Poesie, irridenti delle vostre irredente velleità, miracolose come scatole di Dissenten, in bilico tra cascate di menti e cuori, in bilico tra lacrime e mandarini vomitati nei cestini di un ufficio incandescente.
Poesie, ridondanti arrembanti al suono dell’atavica follia redatta, duplice copia, in carta carbone, su certificati mendici di graffi, sonni o amnesie d’acrobazia arrancante su mutui bancari d’intensità usuraria e nevralgìa.
Poesie, canzoni, cubi di Rubik imprigionati in tele di ragno, viscose, e inutili, come incubi d’eunuchi stitici per le vite esplose intensamente tra i mercati surgelati di Baghdad.
[Riserva indiana, 2007] |
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